Problemi della argomentazione filosofica

Problemi della argomentazione filosofica

Oscar Brenifier e Isabelle Millon

Traduzione italiana di Alice Giarolo

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I/ Valutare gli argomenti

Che cos’è un argomento?

É un ragionamento, un fatto o un esempio destinato a provare o a giustificare un’ affermazione o una qualsiasi proposizione. L’argomento deve rispondere ad una problematica precisa e deve essere operativo. Occorre però distinguere l’argomentazione retorica e l’argomentazione filosofica: l’argomento retorico ha per vocazione di convincere e persuadere, compreso quando ha la pretesa di dimostrare qualcosa, mentre, al contrario, l’argomento filosofico, anche quando pretende di giustificare una proposizione, ha come vocazione principale quella di approfondire, di chiarire il pensiero. L’argomento filosofico convoca uno o dei concetti suscettibili di rendere conto della natura di un’idea o di un giudizio, della sua legittimità, del suo fondamento, in questo senso, esso deve stabilire dei legami e chiarire un contenuto, permettendo al pensiero di costruirsi e di elaborarsi.

Nell’argomentazione filosofica, il fine principale è rendere cosciente un pensiero particolare: articolare i suoi concetti, la sua assiologia, il suo percorso intellettuale, la sua genesi, rendere visibili i suoi presupposti etc… Per fare ciò, la chiarezza sembra il criterio principe ed implica la spiegazione e la coerenza. Periodicamente comunque si presenterà il problema di determinare ciò che si può accettare come dato implicito, o di denunciare ciò che manca e dovrebbe, invece, essere esplicito.

Non è sempre facile far dire ad un’idea ciò che effettivamente voleva dire, evitando la sovra interpretazione. In questo senso, la capacità critica è necessaria all’argomentazione, come strumento di valutazione dell’argomento. Il termine “critica” è ripreso qui nel suo significato originario: quello di separare, di discriminare. Non si tratta dunque di trovare sempre qualcosa da ribattere – non è avere lo spirito di contraddizione-, ma di saper distinguere. Per esaminare l’argomentazione, noi ci riferiamo principalmente al principio della critica interna di Hegel. Non è la critica esterna che ci interessa in questo caso, dove noi proponiamo di sostituire alcuni concetti con altri che ci sembrano migliori, moralmente o epistemologicamente. La critica interna consiste nel valutare la chiarezza e la coerenza, la pertinenza, la forza o la debolezza delle conclusioni e degli argomenti, di distinguere tra di loro i concetto, le forme etc… Non ci interessa il valore degli argomenti nei termini che riguardano la loro verità intrinseca, ma unicamente nel rapporto di coerenza che intrattengono con la questione e la risposta che essi devono appoggiare. Sebbene una risposta fosse considerata unicamente come provvisoria, essa esprimerebbe comunque il modo di pensare di chi l’ha prodotta. In conclusione, dobbiamo aggiungere anche il criterio della non-ripetizione:infatti, spesso nel corso di una discussione o di uno scritto, le idee si ripetono direttamente o tramite una riformulazione, cosa che tende a creare una certa confusione. Si tratta dunque di reperire tutte le ripetizioni identiche con lo scopo di assicurare la produzione di nuovi concetti ed ipotesi.

Qualunque sia il diverso criterio di valutazione degli argomenti che noi proponiamo in questo articolo, non sarà sempre evidente la determinazione della validità o non validità degli argomenti incontrati. Si tratterà sempre di produrre un giudizio singolare, talvolta rapido, talvolta esitante, poiché il filo rosso tra un argomento accettabile o no non è esplicitamente definita. Noi prendiamo come prova di ciò gli argomenti deboli, che sono nello stesso tempo argomenti senza però esserlo fino in fondo: lo sono per grado e quindi non sarà sempre facile scegliere tra l’accettazione e il rifiuto. È in questo caso che il lavoro del gruppo si mostrerà utile, al fine di considerare le diverse possibilità di ricezione del problema, attraverso l’elaborazione di differenti matrici concettuali. La questione rimarrà di sapere in quale misura una posizione dovrà imporsi o meno, in quale misura un’interpretazione avrà più valore di un’altra, o si tratterà semplicemente di rinviarle “schiena contro schiena”.

Dobbiamo ammettere quella che è stata una nostra scelta pedagogica ed epistemologica: quella di includere il lavoro della risposta – o della conclusione- in quello dell’argomentazione. Ci spieghiamo, In generale, un’idea non sorge sola: essa sorge in risposta a un problema, che si pone all’autore dell’idea o a una terza persona. Se c’è bisogno di argomentare, è perché pensiamo che la nostra idea non si regga da sola, altrimenti non sentiremmo il bisogno di argomentare. In generale, un’argomentazione è composta da una conclusione e da elementi di prova che chiamiamo argomenti. Ci possono essere uno o più argomenti che costituiscono le ragioni per accettare la conclusione che è stata enunciata. Al fine di includere il problema dell’argomento nel suo quadro, per semplificarne e chiarirne il funzionamento, abbiamo optato anche per una struttura generale che è la seguente: una questione, ciò che pone problema, una risposta, ciò che conclude o posiziona, e l’argomento, ciò che sostiene il posizionamento o la conclusione. Ci sembra che ogni argomento si inscriva necessariamente all’interno di un contesto riducibile a una tale forma: questione, risposta, argomento. Ben inteso, la coppia ” risposta-argomento” non ha necessariamente valore di certezza, contrariamente a quella che è un’opinione diffusa.

La necessità di questi due elementi per costituire una “vera risposta” implica i due postulati filosofici seguenti, primo un posizionamento (una scelta) non è in sé una risposta adeguata, poiché noi ignoriamo quale sia il suo senso, la sua origine, inoltre questo posizionamento ha bisogno di un argomento per avere una sostanza. Secondo, un argomento che non è preceduto da un posizionamento non può avere del senso in quanto argomento dal momento che deve sostenere una posizione, quest’ultima deve essere determinata, chiara e precisa. Questa scelta di presupposto che abbiamo compiuto potrà sembrare temeraria o sbilenca i un primo momento, ma il lettore si renderà conto che, anche se riduttrice, resta molto operativa. Se le risposte non argomentate sono monete di scambio corrente nel quotidiani, le argomentazioni senza posizionamento lo sono altrettanto e si nascondono generalmente nella confusione del discorso prolisso. A cosa servirebbe argomentate se non sosteniamo nulla? Si tratterebbe senza dubbio di produrre delle esplicazioni ma non dell’argomentazione, errore questo assai corrente. L’argomento ha delle esigenze che l’esplicazione ignora.

Se si desidera stabilire una griglia di semplice valutazione delle risposte e degli argomenti noi proponiamo i seguenti criteri:

1. Chiarezza nella risposta

2. pertinenza della risposta

3. esistenza di un argomento

4. pertinenza dell’argomento

5. forza o debolezza dell’argomentazione

6. pluralità o ripetizione delle idee (in caso di pluralità delle risposte e delle argomentazioni).

È in linea con l’obiettivo di questo lavoro critico che abbiamo tentato di delucidare i differenti tipi di errori argomentativi. Per questo, è necessario esplicitare la natura dell’argomento e di esporre la sua pluralità di forme. Ricordiamo, come prima cosa, che l’argomentazione è tenuta a rivolgere dei problemi, al fine di approfondirli, di chiarificarli, di trattarli e perfino di risolverli. Essa produrrà dunque dei concetti, non per definirli ma per renderli operativi.

Un argomento può essere un fatto stabilito o una dimostrazione logica, può essere di carattere soggettivo oggettivo: il primo rivelerà piuttosto delle scelte personali, il secondo avrà la pretesa di determinare la realtà. L’argomento non dovendo rivelare una qualunque certezza, può essere una supposizione o una speculazione e persino una speranza o una paura che fungono da motivazione, o ancora una condizione. L’interesse o la forza dell’argomento varierà, ben inteso, secondo la debolezza e la natura del suo contenuto.

Gli argomenti possono essere di tipi molto diversi: morali, pratici, psicologici, intellettuali, logici, fattuali, etc…

Ecco qui qualche breve esempio di questi diversi casi:

(Questi argomenti sono talvolta incompleti perché servono unicamente a mostrare il registro argomentativo).

Domanda: Dovresti intraprendere questa azione?

Argomento morale: no, perché non è morale agire senza preoccuparsi del benessere della società-

Argomento pratico: no, dovrei esercitarmi troppo tempo per riuscirci.

Argomento psicologico, no, perché non ne ho per niente voglia.

Argomento intellettuale: no, perché è prioritario consacrarsi alla ricerca.

Argomento logico: no, perché una tale azione è priva di senso.

Argomento fattuale: no, perché nessuno è mai riuscito a portare a termine questa azione.

Nelle forme d’argomentazione, si può utilizzate sia l’intenzione di una proposizione, sia le conseguenze di tale proposizione, sia dei concetti astratto, sia degli esempio sia dei principi generali. Qui non si pretende di esaurire l’estensione delle forme possibili: si tratta solamente di mostrarne la pluralità.

Ecco qualche breve esempio di questi diversi casi. (Questi argomenti sono alcune colte incompleti perché servono unicamente a mostrare il registro argomentativo).

Domanda: Dovresti intraprendere questa azione?

Argomento basato sull’intenzione: Sì, perché l’obiettivo di questa azione è molto nobile.

Argomento che poggia sulle conseguenze: Sì, perché una tale azione migliorerà la maniera di funzionare del gruppo.

Argomento che utilizza dei concetti astratti; Sì, perché questa azione implica la generosità.

Argomento che si serve di esempi: Sì, perché si osserva la necessità di questa azione all’interno del dominio politico.

Argomento che si basa su dei principi generali: Sì, perché tutto ciò può far muovere le cose ed è bene in sé.

Un altro punto che pone problema nella struttura di un argomento: i connettivi. Come abbiamo proposto di sopra, l’esistenza di un argomento si inscrive nella forma generale: problema, posizionamento, argomento. In maniera generale, il legame tra il posizionamento e l’argomento, tra la risposta propriamente detta e l e l’argomento, si stabilisce grazie ad un connettivo.

Il più ricorrente è “perché”. Questo indica un legame logico di causalità, visto che l’argomento produce teoricamente il posizionamento che viene a sostenere. La forma generale resta “è a causa di ciò” che “quello accade”. Nonostante ciò altre forme strutturali sono possibili nella misura in cui queste sono riducibili a quella che veniamo a presentare. Per esempio l’inversione sintattica: argomento poi posizionamento che sarà introdotto, per esempio, dal termine “come”. Altri connettori sono plausibili che possono implicitamente esprimere il perché, la virgola ne è un esempio, ce ne sono degli altri, a volte un po’ arzigogolati che si tratterà di decifrare per chiarire l’enunciato. Il ” se non” è un caso interessante: questo utilizza la negazione come strumento di argomentazione. La ragion d’essere di un’idea o di un atto è la minaccia di ciò che accadrebbe se questa idea o quest’atto non venissero a prodursi.

Una menzione particolare deve essere fatta a proposito di un argomento che pone regolarmente problema: l’argomento condizionale. Si incontrerà per esempio con l’utilizzo dei seguenti connettori: “quand0″, “mentre”; “a condizione”, ” se”, “qualora”, etc… Questa argomentazione è ipotetica non è categorica. È un argomento che è valido in alcune circostanze, unicamente in alcuni casi che non lo privano del suo statuto di argomento dal momento che viene a sostenere una posizione per quanto condizionata o ipotetica questa sia. La condizione partecipa alla causa della decisione o determina la causa della decisione.

Esempio: É bene o male per un bambino disobbedire agli adulti?

-È bene qualora fosse un ordine contrario alla morale o alla ragione. L’argomentazione dona nello stesso tempo il limite o la condizione de “perché è bene disobbedire” e questo limite/condizione coincide con la ragione di disobbedire.

Ben inteso, la condizione enunciata in un argomento dovrà rispettare i dati dei problemi, al fine di non diventare un argomento contraddittorio. Allo stesso tempo, dovrà, per quanto può, non essere troppo straordinario o eccezionale, al fine di non diventare un argomento debole o un’ipotesi gratuita. L’argomento dell’”uomo totalmente solo su un’isola deserta”, è un grande classico di questo tipo di argomento o condizione, nessuno non ha mai incontrato questo individuo, a parte nella sua immaginazione. Anche

Robinson Crusoë a rencontré Vendredi…

II Gli errori di argomentazione

In quest’articolo, noi abbiamo tentato di recensire gli errori correnti nell’argomentazione filosofica. Le categorie che noi abbiamo identificato non sono prodotte per separare radicalmente i differenti tipi di proposizioni inaccettabili o fragili con lo scopo di classificarli formalmente, ma unicamente per aiutare a percepire i tipi di problemi incontrati nell’argomentazione a comprenderli. Questo implica che un medesimo errore può talvolta ricoprire due o tre categorie differenti, l’importante per il lettore è imparare a riconoscere questi diversi problemi. Il fine non è dunque apprendere a classificare i problemi, la classificazione è solo uno strumento di comprensione e di sviluppo del pensiero.

1) Assenza di argomento

2) Argomento non pertinente

3) Argomento indifferente

4) Argomento incompleto

5) Argomento contraddittorio

6) Scivolamento di senso

7) Falso argomento

8) Tautologia

9) Rifiuto del problema

10) Argomento interrogativo

11) Indeterminazione del relativo

12) Argomento di convinzione

13) Argomento illogico

14) Falsa evidenza

15) Argomento fragile

1) Mancanza d’argomento

Proposizione che non è ancorata su alcun concetto complementare che verrebbe a sostenerla. Quando si tratta della risposta a una domanda, la risposta contiene unicamente i termine della questione o una riformulazione di quest’ultima.

Esempio: Il professore dice che non bisogna interrompere il discorso degli altri, ma egli interrompe spesso i suoi alunni, Egli ha più diritto di noi di interrompere il discorso?

– No, perché se noi non ne abbiamo il diritto, egli nemmeno.

La formulazione riprende solamente gli elemento della questione; nessun concetto è fornito per giustificare l’assenza di un diritto particolare del professore. L’argomento esprime un’uguaglianza implicita ma non articolata né giustificata.

Esempio accettabile: Il professore dice che non bisogna interrompere gli altri, ma egli interrompe spesso il discorso dei suoi alunni. A egli più diritto di noi di interrompere il discorso?

– No, poiché gli adulti non hanno tutti i diritti: se il professore insegna qualcosa, deve darci per primo l’esempio.

L’argomento è accettabile poiché l’assenza di diritto assoluto del professore è giustificata da un principio pedagogico “deve dare l’esempio”.

Esempio: È una buona ragione non dire la verità per non ferire?

– No. Non è una buona ragione perché anche se questa cosa ferisce occorre sempre e comunque dire la verità.

Il connettore “anche se” che indica l’opposizione concessiva serve a mostrare la radicalità della proposizione fornita dall’argomento; possiamo dire che rappresenta unicamente un effetto retorico; insistere per rinforzare l’affermazione senza fornire alcun concetto.

2) Argomento non pertinente

È un argomento che utilizza dei concetti che non riguardano per nulla la preposizione enunciata. Non si vede il rapporto tra l’argomento e l’idea che si viene a sostenere.

Esempio: È una buona ragione credere in qualche cosa perché la legge ci obbliga?

-No, perché se mi dicessero che dovrei andare lontano da qui a 18 anni, io non lo farei.

Si tratta di “credere” e non di “fare”. Ci sono due problemi differenti. L’argomento non riguarda il problema sollevato inoltre l’esempio risponde ma non argomenta.

Esempio: È una buona ragione credere in qualche cosa perché la legge ci obbliga?

– Sì, se abbiamo l’intenzione di rispettare la legge. No, se la legge ci obbliga ad un assurdità. L’argomento del “sì” non è pertinente, perché si tratta di “rispetto”, ciò non ha niente a che fare con “credere”, Ma l’argomento del “no” è pertinente, perché l’assurdità è in effetti una ragione per non credere, di non aderire a una legge. Sarebbe comunque stato utile esplicitare il problema.

Esempio: Non ho il diritto di uscire da sola. È giusto o ingiusto?

– È giusto, perché i miei genitori sono più prudenti di me. Il fatto che “i miei genitori siano più prudenti di me” non prova che sia giusto che “io non esca da sola”: altrimenti ogni persona dovrebbe uscire con qualcuno di più prudente. Bisognerebbe se no esplicitare in cosa “la mia imprudenza” necessita la presenza dei “miei genitori”.

Esempio accettabile: È giusto, poiché sono giovane e dunque più vulnerabile ai pericoli esteriori e un bambino fa meno attenzione di un adulto.

Esempio: Ti offrono un anello che ti rende invisibile. Tu sei in un negozio. Ne approfitti per prendere ciò che ti piace?

– Preferisco sorvegliare il negozio che prendere ciò che mi piace. Il desiderio di controllare il negozio non viene in nessun modo a giustificare il fatto che io non prenda ciò che mi piace. Potrei, infatti, fare le due cose contemporaneamente: sorvegliare e rubare.

Esempio accettabile: No, perché se prendo ciò che voglio, rubo. Io non devo approfittare della mia situazione per rubare.

L’argomento è pertinente perché qualifica il gesto: è un “furto” e spiega che questo gesto significa “infrangere la legge”.

Qualche tipo di argomento non pertinente corrente

Argomento emotivo

Esempio: Io non voglio mettere questo vestito. Lo metto sempre!

– Ci sono dei bambini che non hanno alcun vestito da mettersi e sarebbero contenti di avere questo vestito.

Il fatto che “dei bambini non abbiano dei vestiti” non giustifica per nulla il fatto che debba mettere questo vestito. O al limite bisognerebbe spiegare il legame, per esempio quello dell’umiltà. “Sapere che certi bambini non hanno niente da mettere dovrebbe invitarti a essere più umile e meno preoccupata della tua apparenza”. Senza questa spiegazione, si tratta unicamente di un ricorso alla pressione emotiva.

Argomento di “un dato per un reso”

Esempio: Esci dal bagno! Devo andare a scuola! Arriverò in ritardo!

– Dimmi dunque, tu ti prendi tutto il tuo tempo quando ti agghindi!

Il fatto che una persona faccia un errore o commetta uno sbaglio non giustifica in sé l’errore o lo sbaglio di un’altra persona.

Inversione causale

Esempio: Perché hai picchiato tuo fratello?

-Perché dopo anche lui mi ha picchiato.

La conseguenza imprevista di un gesto non può giustificare questo gesto, eccetto se questa conseguenza è stata voluta. Al momento in cui tu ha picchiato suo fratello, non sapeva che questo pure l’avrebbe picchiato: quest’effetto delle cose non è stato l’obiettivo dell’atto. Quest’errore può essere anche considerato come argomento incoerente.

3) Argomento indifferenziato

Argomento utilizzato per giustificare una scelta tra un’alternativa (sì o no, a o b), che potrebbe essere utilizzato in maniera equivalente anche per giustificare la preposizione opposta. Non è operativo, poiché può essere utilizzato indifferentemente in un senso o nell’altro.

Esempio: In caso di pericolo estremo, in priorità, tu salveresti te stesso o salveresti qualcun altro?

-Qualcun altro perché non ho il tempo di pensare e quindi agirei senza pensare.

Il fatto di agire senza pensare potrebbe essere in sé anche un argomento per giustificare il fatto di “salvare prima se stessi”. Bisognerebbe allora spiegare per esempio che l’altruismo è la reazione più immediata per l’essere umano.

Esempio: È desiderabile o no andare a scuola?

– È desiderabile di andare a scuola per farsi rispettare.

Non si capisce perché non si potrebbe farsi rispettare non andando a scuola. Allora o si tratta di una presa di posizione che meriterebbe di essere esplicitata, per esempio: “Colui che va a scuola merita il rispetto, perché impara a lavorare invece di girovagare per la strada e non imparare nulla”.

Esempio: È obbligatorio dire la verità quando abbiamo fame?

– No, perché la persona avrà pietà di noi.

Perché la persona dovrebbe avere pietà di noi se gli diciamo che abbiamo fame? Possiamo immaginare che esprimendo la propria fame, si farà “pietà” ma allora bisognerebbe spiegare perché questa “pietà” impedisce di dire la verità. Si potrebbe anche pensare che la “pietà” giochi, al contrario, in nostro favore.

4) Argomento incompleto

Argomento in cui l’enunciato va nel senso di una giustificazione ma che si interrompe prima che l’enunciato sia completo.

La fine dell’argomento è implicita, possiamo intravedere il suo completamento, ma non possiamo considerarlo come compiuto, perché troppo allusivo, non articolato, o mancante di chiarezza. Generalmente, un concetto supplementare sarebbe necessario per terminare la giustificazione.

Esempio: Siamo obbligati a dire la verità quando la persona a cui parliamo è ammalata?

– No, perché ciò può colpirla e farle del male.

L’enunciato costituisce l’abbozzo di un argomento ma resta troppo generale: possiamo affermare questa possibilità in qualsiasi altra circostanza. L’argomento non si indirizza precisamente al problema. Occorrerebbe per esempio aggiungere che la persona è fragile o più sensibile a causa della malattia.

Esempio: Siamo obbligati a dire la verità quando rischiamo di essere picchiati?

– No, perché le conseguenze sarebbero gravi.

Bisogna precisare di quali conseguenze si tratta, in che senso sono”gravi”. Senza spiegazione della loro gravità, l’argomento è incompleto, anche se riprendiamo i termini della questione, “il rischio di essere picchiati”. Per esempio “avere male ed essere ferito”.

Esempio: È una buona ragione per credere in qualche cosa il fatto di aver ben riflettuto?

– No, perché anche se hai riflettuto ciò può essere falso.

Occorrerebbe precisare in cosa ciò può essere falso senza che la possibilità sembri troppo gratuita; per esempio: si può aver dimenticato delle informazioni importanti.

Esempio: È una buona ragione di credere in qualche cosa perché è scritto nei libri?

– Sì, se è scritto nei libri scientifici.

La condizione data è quella di una categoria di opere. Perché l’argomento sia completo, bisognerebbe spiegare in cosa lo “scientifico” è più affidabile; per esempio; è provato da delle esperienze.

Esempio: Bisogna sempre obbedire ai genitori?

– Bisogna obbedire ai genitori, perché se no si farebbe qualsiasi cosa.

Cosa ci autorizza a dire che si farebbe qualsiasi cosa? In cosa consiste questo “qualsiasi cosa”? Questi elementi mancano per stabilire un argomento completo.

Esempio: Ho visto il mio peggior nemico che rubava il denaro del mio migliore amico. Io so che ha già ricevuto degli avvertimenti, e che se io riporto quello che ha fatto, sarà espulso da scuola. Devo denunciarlo?

-Sì, perché non è perché sta per essere espulso da scuola che non lo dico, questo potrebbe servirgli da lezione.

L’argomento è accettabile ma meriterebbe di essere esplicitato un po’: n cosa consisterebbe la lezione? Per esempio potrebbe apprendere di non rubare. Possiamo anche considerare che ciò è implicito.

Esempio: È una buona ragione credere in qualche cosa a cui la legge ci obbliga?

– No, la legge non ha il diritto di forzarci a credere in ciò. Di nuovo, il lettore può immaginare diverse possibilità, ma questo non è ben inteso sufficiente: l’autore deve esplicitare il suo pensieri, per esempio spiegando perché le leggi non ne hanno il diritto. Esempio: “Le leggi possono obbligarsi a fare qualcosa ma non hanno il potere di farci cambiare la maniera di pensare”.

Esempio: È bene o male non dire niente?

– È male perché infastidisce le persone.

Non sappiamo in cosa il fatto di “non dire niente” infastidirebbe né in che modo questo infastidire sarebbe “male”.

5) Argomento contraddittorio

Argomento in cui gli elementi utili invocati sono contraddittori. Certi elementi vengono a sostenere la preposizione iniziale, altri al contrario la invalidano. La forma più corrente dell’argomento contraddittorio è il classico “sì, ma”: in questa figura, niente viene a sostenere il “sì”, mentre l’argomentazione del “ma” viene ad invalidare la risposta affermativa iniziale.

Esempio: É una buona ragione credere in qualcosa perché è scritta nei libri?

– Sì, quelli che scrivono nei libri sono persone acculturare che non hanno il diritto di scrivere delle falsità, tranne nei romanzi o nei fumetti.

Si risponde di “sì” ma spieghiamo anche “perché no”, introducendo il “tranne”. È il problema del “sì ma”: non si sa qual è lo statuto di questa eccezione né qual è il suo rapporto con la risposta iniziale. L’eccezione dei “romanzi e dei fumetti” non rappresenta un’immensa categoria che rimette in causa la risposta iniziale?

Esempio: Non ho il diritto di uscire sola, è giusto o ingiusto?

– È ingiusto perché siamo cresciuti e possiamo uscire soli ora.

Ma di sera si sa che non bisogna uscire soli perché può essere pericoloso.

Non si sa veramente perché possa uscire sola ora, il concetto di “crescere” è vago, ma si aggiunge anche immediatamente delle ragioni per cui non lo si può fare. Si tratta di sostenere la risposta invece di voler troppo in fretta passare alle eccezioni.

Esempio: È una buona ragione non dire la verità per ottenere qualcosa?

– È una viltà. Ciò può essere legittimo perché alla fine l’intenzione è buona.

La viltà ha una connotazione negativa, non può essere utilizzata come prova di legittimità. La frase successiva afferma che “l’intenzione è buona” ma non dice in cosa questa intenzione è buona. Noi abbiamo qui due idee incomplete che si contraddicono.

Esempio: Bisogna difendere la libertà di opinione?

– Tutto il mondo ha il diritto di pensare ciò che vuole. Al contrario, ci sono dei paesi dove si viene imprigionato se si pensa il contrario di ciò che il governo vuole.

L’autore non argomenta la sua risposta iniziale, ma mostra che l’idee non è sempre applicata. Utilizza un fatto come contro-argomento alla propria proposizione, cosa che non costituisce per niente una prova e produce della confusione.

 6) Scivolamento di senso:

Argomento in cui il contenuto si trova decentrato rispetto alla proposizione iniziale: si è effettuato uno spostamento nell’utilizzo dei concetti o in relazione al senso dell’idea. O la relazione è troppo indiretta o lo scarto è troppo importante, ciò dunque rende l’argomento inadeguato.

Esempio: Siamo obbligati a dire la verità quando abbiamo fame?

– Sì, perché non c’è nulla di vergognoso nell’avere fame.

Questo risponde alla domanda “Possiamo dire la verità quando abbiamo fame?” e non “Diciamo la verità quando abbiamo fame?” In questo modo il problema sollevato non viene trattato.

Esempio: Io credo ciò che voglio. È una buona ragione per credere in qualche cosa?

– Sì, perché tutto il mondo può credere in ciò che vuole.

La questione chiede se è legittimo, l’autore risponde che è possibile, La possibilità è uno scivolamento tipico, dal momento che offre una sorta di risposta minimale, mentre l’obbligazione è più esigente.

Esempio: È una buona ragione non dire la verità per non ferire?

– Non è una bugia, ha piuttosto a che fare con la pietà.

La confusione è tra l’atto e la sua finalità, o tra l’atto e la sua ragion d’essere. “la pietà” non indica se si tratta di una bugia o no e non si oppone nemmeno alla menzogna: essa indica perché si dice quello che si dice. Inoltre, né la bugia né la pietà non sono in sé legittime o illegittime: si tratterebbe di chiarificare e di esplicitare questa posizione presa.

Esempio: Perché gli ha dato uno schiaffo?

-Non è stato uno schiaffo, non l’ho fatto apposta.

-Non è stato veramente uno schiaffo, non gli ha nemmeno fatto male.

-È stato appena uno schiaffo, non è stato tanto forte.

Ciascuna delle diverse maniere di negare l’atto consta nel scivolare dall’atto in sé alla motivazione, all’intenzione, all’effetto, utilizzando la quantità: un po’, non forte, o anche creando delle circostanze attenuanti. Negare l’atto denaturandolo serve a giustificarlo, attraverso un processo di riduzione, di diluzione, di re-descrizione.

7) Falso argomento

Proposizione che non è giustificata da nessun concetto complementare. Certi termini sono aggiunti alla proposizione o risposta iniziale, alcune volte questo può prendere la forma di un argomento grazie a dei connettori appropriati, senza però produrre del vero e proprio senso. SI tratta generalmente di un allineamento di parole aventi talvolta un valore emotivo o retorico, talvolta semplicemente fuori soggetto.

Esempio: Il professore dice che non bisogna interrompere gli altri quando parlano, ma lui interrompe spesso gli altri. Ha lui più diritto degli alunni di interrompere gli altri?

– No, perché gli alunni devono alzare la mani per parlare.

Il fatto che “gli alunni debbano alzare la mano” per parlare non prova che l’insegnante ha il diritto o no di interrompere. Niente viene a giustificare l’assenza di legittimità: si descrive ciò che già accade al posto di emettere un giudizio su quanto succede.

Esempio: È una buona ragione per credere in qualcosa il fatto che sia scritto nei libri?

– Generalmente i libri non mentono quindi si può credere nei libri. Se non si è sicuri si può sempre verificare.

Non si sa perché bisognerebbe credere nei libri né da dove viene l’idea che non mentono. L’idea di “poter verificare” non cambia strettamente niente in relazione al problema di sapere se si può avere fiducia o no nei libri e dunque non costituisce un argomento.

Esempio: È vero ciò che dice?

-È vero perché io penso la medesima cosa da sempre.

-È vero , ti giuro che è la verità.

Il fatto di “Pensare la medesima cosa da sempre” non viene in nessun modo ad ancorare un’idea, se non in una maniera che è puramente psicologica, ma non epistemologica come dovrebbe essere. Il fatto di giurare non indica che una certa sincerità o un desiderio di convincere.

8) Tautologia

Proposizione che pretende di giustificare una risposta o un’idea ripetendo in maniera identica o riformulando con altri termini la risposta o l’idea.

Alcun nuovo concetto non è fornito, né per giustificare né per spiegare: l’argomento riprende solamente la proposizione iniziale.

Esempio: Bisogna essere sempre gentili?

– Sì, perché è una questione di gentilezza.

Non possiamo giustificare il fatto di essere gentili con la gentilezza: è una riformulazione della risposta iniziale “sì” riprendendo gli elementi della questione.

Esempio: La legge ci obbliga è una buona ragione di credere in qualche cosa?

– Sì, perché siamo obbligati.

La trasformazione dell’obbligo, della forma attiva in forma passiva è una semplice riformulazione della risposta iniziale “sì”.

Esempio: Sei sempre te stesso se cambi cultura?

– Sì, perché il cambiamento di cultura non modifica in niente il sé.

Riformulazione della risposta in una frase completa, ma nessun argomento, nessun nuovo concetto viene fornito: si tratta di una ripresa dei termini della questione.

9) Rifiuto del problema

Risposta o argomentazione che non prende rigorosamente in considerazione la formulazione del problema, presentando in maniera esplicita o implicita un disaccordo con i dati del problema. Questo disaccordo si esprime sia nella riposta iniziale sia nell’argomentazione che viene a sostenere la risposta iniziale, con il rischio di generare delle incoerenze.

Esempio: Sei sempre te stesso se tu cambi mestiere?

– No, perché non ce l’ho.

Rifiuto della questione ipotetica alludendo ad una situazione personale. Di fatto l’argomentazione è fuori soggetto.

Esempio: Ti viene offerto un anello che ti rende invisibile. Tu sei in un negozio. Ne approfitti per prendere ciò che ti piace?

– No, perché esso non esiste.

Rifiuto della questione ipotetica in virtù dell’inesistenza del suo oggetto. In questo modo l’argomento è di fatto fuori soggetto.

Esempio: Se Spiderman è un essere umano, allora un giorno morirà. È logico ciò?

– Non è logico, perché Spiderman non esiste.

Invocazione abusiva della logica, dal momento che si tratta piuttosto di un’opinione nonostante essa sia legittima. Rifiuto della questione ipotetica introdotta dal “se”, sostenendo l’inesistenza dell’oggetto trattato. In questo modo l’argomento è fuori soggetto.

Esempio accettabile: I Marziani possono sbarcare sulla terra domani?

– No, perché non esistono: nessuno non li ha mai visti.

L’argomento è accettabile, perché il presupposto dell’esistenza dei Marziani non è incluso nell’enunciato del testo. La loro non esistenza giustificherebbe il loro non sbarcare.

Esempio: In caso di pericolo estremo, come priorità, salveresti te stesso o salveresti qualcun altro?

– Entrambi contemporaneamente, perché io so nuotare bene.

Il problema morale presentato non viene trattato: la scelta richiesta non viene effettuata, inoltre, egli devia su un problema di competenza fisica.

Esempio: Preferiresti essere ricco o celebre?

– Ne uno né l’altro, perché è la felicità che conta.

Il problema essenziale presentato non è trattato: la scelta richiesta non viene effettuata. Una terza proposizione è utilizzata come argomento.

10) Argomento interrogativo:

Utilizzo di una questione a mò di giustificazione di una proposizione. Una tale questione ha in generale la funzione di rinviare il problema all’autore dell’enunciato iniziale, di evocare semplicemente la possibilità di risposta proposta, o anche di mettere in discussione ogni obiezione alla risposta proposta. Un tale argomento è nel migliore dei casi troppo allusiva, nel peggiore dei casi non pertinente.

Esempio: Devo aiutare una persone che non aiuta gli altri?

– No, perché preoccuparsi per aiutare un egoista?

La questione non è un argomento, perché si potrebbe rispondere trovando delle ragione per le quali ci si potrebbe “preoccupare”. La questione è troppo aperte, non dimostra o tenta di esprimere indirettamente un’affermazione come risposta implicita o evidente alla questione. Essa ha piuttosto un effetto retorico. Inoltre, non esiste un concetto sufficiente per rispondere “no” alla questione dell’argomento, mentre il “no” è implicito.

Esempio: Pietro ti dice che è un bugiardo. Tu ci credi?

– No, non ci credo, perché come si può credere a qualcuno che mente sempre?

La questione resta aperta, non dimostra, non argomenta: essa chiede uno strumento, una maniera. A meno che non si prenda questa questione per un’affermazione mascherata pensando che essa mostri un’impossibilità, cosa che sarebbe una scelta molto specifica e che meriterebbe di essere supportata per qualche concetto, l’effetto è piuttosto retorico: nessun concetto viene fornito.

Esempio: Bisogna sempre dire la verità?

– No, perché quale verità? Si può conoscere sempre la verità?

Il fatto di chiedere la natura della verità o se la si conosce non prova nulla.

I postulati impliciti delle domande dovrebbero essere spiegati e giustificati, per esempio l’impossibilità di conoscere la verità. Ma bisognerebbe anche stabilire un legame con l’obbligo di “dire la verità”, senza cui, noi avremmo uno scivolamento di senso che ci porta fuori dal soggetto.

11) Indeterminazione del relativo

Utilizzo di termini relativi: ciò dipende, non necessariamente, talvolta, non totalmente, non necessariamente etc… senza nessun altro supplemento d’informazione che permetterebbe di chiarificare e comprendere le conseguenze di questa relativizzazione. Questi termini “indeterminati” sono periodicamente utilizzati in maniera inadeguata come risposta o come argomento. Mentre sono utilizzati alla maniera di risposta, sono spesso utilizzati per non rispondere alla domanda posta.

Esempio: Siamo obbligati a dire la verità quando ci viene da mentire?

– No, tutto dipende dal perché della bugia.

Si può comprendere che l’obbligo di dire o no la verità dipende dalla ragione della bugia, ma si tratta di dare senso a questa relatività spiegando quale motivazione o quale esempio obbligherebbe o no a dire la verità.

Esempio: È bene o male vendicarsi?

– Dipende da come ci si vendica.

La dipendenza dal modo di vendicarsi chiede di essere esplicitato per sapere di cosa si parla; senza questa precisazione l’idea è vuota.

Esempio: Io credo ciò che voglio. È una buona ragione di credere in qualcosa?

– È una buona e una cattiva ragione, dipende per chi.

Esprimendosi in questo modo, non è assolutamente possibile fare la differenza tra ciò che è buono e cattivo. Si tratta di un relativismo radicale che non è specificato e nemmeno giustificato.

12) Argomento di convinzione

Proposizione che enuncia un semplice stato soggettivo che non offre alcuna prova o fondamento per sostenere la risposta iniziale pur pretendendo di farlo.

Si tratta in generale dell’espressione di una certezza o di un dubbio, o ancora di attestazione formale ed empatica quanto alla verità o alla falsità di una risposta. Questo tipo di argomentazione rivela piuttosto della retorica, poiché si tratta di condividere la propria convinzione con lo scopo di persuadere gli altri.

Esempio: Chi ha preso la mia penna?

– È stato Pietro. Sono sicuro che è stato lui.

Si tratta dell’argomento di sincerità: pretendere di giustificare una proposizione partendo dalla propria convinzione. Questo tipo di argomento sarà generalmente introdotto da espressioni soggettive come “Io ti prometto che…”, “io ti giuro che…”, “io ti assicuro che…”, “io sono certo che…”, e talvolta con espressioni oggettive: “è certo che…”, è sicuro che..”. Si utilizzano anche degli avverbi di convinzione: onestamente, francamente, sinceramente, veramente etc… Tutti questi termini non hanno che un valore retorico, non forniscono alcuna prova, assicurano e rassicurano: la sincerità del interlocutore ha come compito quello di ottenere l’adesione dell’ascoltatore.

Esempio: Pensi che Yann abbia ragione quando dice che questo medico non è competente?

– Sì, perché io sono esattamente dello stesso parere sulla questione.

Si tratta di un argomento di sentimento personale: pretendere di giustificare un’opinione o un giudizio dando il proprio accordo al suo contenuto. È una sorta di argomento di autorità dove il interlocutore valida una proposizione in quanto autorità incontestabile che non ha alcun bisogno di argomentare o di fornire un qualsiasi contenuto per giustificare la sua posizione.

Esempio: É stato Pietro a prendere la mia penna?

– No, non sono sicura che ne sia capace.

Si tratta di un argomento di dubbio: il fatto che si dubiti di una proposizione non mostra per niente che questa sia falsa né che questa sia vera.

L’espressione di un tale dubbio mostra unicamente lo stato d’animo dell’interlocutore, ma non si rivolge al problema. Per giunta, non c’è bisogno di essere “sicuro” per rispondere o argomentare, poiché si tratta sempre di pensare ipoteticamente. Nel caso presente, questo potrebbe diventare l’argomento seguente, più affermativo “No, perché non sembra capace di un tale gesto”.

13) Argomento illogico

Argomento in cui la costruzione trasgredisce alcune regole elementari della logica. Per esempio, l’inversione tra la causa e l’effetto, le deduzioni non valide, i sillogismi mal costruiti etc… Questi paralogismi possono trovarsi all’interno dell’argomento o nel rapporto tra l’argomento e la proposizione che viene a sostenere.

Esempio: È una buona ragione non dire la verità per ottenere qualcosa?

– No, perché è della cattiveria gratuita.

C’è un’incoerenza tra la risposta e l’argomento. La questione enunciata non ci dice la verità in un caso specifico: “per ottenere qualcosa”, in tal caso l’atto non ha niente di gratuito.

Esempio: Come sai che Gianni è a casa sua?

– È a casa sua perché non è a scuola.

Il fatto di non essere a scuola non implica necessariamente che sia a casa, tranne se i dati del problema lo specificano. Potrebbe, infatti, essere in ben altro luogo.

Alcuni tipi di argomenti illogici correnti

Argomento del contrario

Esempio: Perché tu dici che c’è vita solo sulla terra?

– Non c’è vita che sulla terra perché nessuno può provare il contrario e mostrare che c’è vita altrove.

Questo argomento sbagliato consiste nell’affermare che il contrario di una proposizione non è provato o non può essere provato, come sostegno di questa proposizione. Allora, ciò sposta semplicemente il carico della prova sulla parte avversa, senza provare nulla.

Argomento irrazionale

Esempio: Il professore di matematica è un buon professore?

– No, perché la matematica mi innervosisce.

Questo argomento errato utilizza un argomento soggettivo per validare una dichiarazione oggettiva ed entrambi non hanno tra loro alcun legame causale. In un caso si tratta di un professore, nell’altro una materia.

Inversione logica

Esempio: Perché questa persona è tua amica?

– È mia amica perché noi siamo sempre insieme.

Questo argomento sbagliato commette un’inversione tra la causa e l’effetto, la causa e il sintomo, la causa e le conseguenze. Siamo insieme perché siamo amici e non l’inverso. Il fatto di essere sempre insieme non è né la causa né la spiegazione dell’amicizia: questa costituisce la prova di quest’amicizia o la sua manifestazione; è grazie a ciò che si può riconoscere quest’amicizia.

Reazione difensiva

Esempio: Perché hai rotto questo vaso?

– Ma non l’ho fatto apposta.

La risposta non tratta per niente la questione richiesta, tenta unicamente di liberarsi da ogni responsabilità protestando in virtù dell’assenza di una cattiva intenzione. L’utilizzo del “ma” indica già un rifiuto di rispondere. Il fatto di “non fare apposta”, di negare l’intenzione, non giustifica niente. L’argomento avrebbe potuto essere “avevo troppa fretta” o anche “non ho fatto attenzione” etc…

14) Falsa evidenza

Proposizione che considera come indiscutibile un principio generale, un luogo comune o un proposto banale, giustificati per la loro apparente evidenza, la quale rivelerebbe di fatto della cautela, del pregiudizio o dell’assenza di riflessione. Queste proposizioni sono spesso introdotte da termini come “normalmente” o da espressioni come “tutto il mondo sa che”.

Esempio: Bisogna obbedire ai propri genitori?

– Bisogna obbedire ai genitori perché si sa che loro ci indirizzano sulla buona strada.

“Si sa” non è in sé un argomento, bisognerebbe chiarire ciò che fa dire “che ci indirizzano sulla buona strada”, per esempio perché loro hanno esperienza della vita. Il “sapere comune” o “il buon senso comune” non costituiscono in sé degli argomenti.

Esempio: Io non guardo mai la televisione quando voglio. È giusto o ingiusto?

– È ingiusto perché tutti, normalmente, hanno il diritto di guardare la televisione quando vogliono.

Non si conosce di quale “norma” si tratta né cosa la giustifica. Si tratta, piuttosto, di uno stato di fatto, di una pratica corrente, cosa che non giustifica per nulla la giustizia o l’ingiustizia di un fatto.

Esempio: Bisogna obbedire ai propri genitori?

– Sì, perché è più ragionevole.

Non si capisce cosa significa questo “ragionevole”, né cosa giustifica questo qualificativo. Questa affermazione sembra “sensata” ma di fatto non dice niente.

Esempio: È una buona ragione non dire la verità per ottenere qualcosa?

– È dell’ipocrisia. Non è legittimo perché fa un torto all’altro.

Il fatto di qualificare l’atto per un termine che ha una connotazione negativa non è sufficiente per mostrare che non è bene: bisognerebbe mostrare in cosa questa ipocrisia non è legittima. E se questa “fa un torto all’atro”, si tratta si spiegare in che maniera.

15) Argomento debole

Proposizione che ha la forma e il valore di un argomento, ma di cui il contenuto resta lontano per rapporto alla proposizione che pretende di sostenere. La debolezza di quest’argomento può riguardare un problema di proposizione o di probabilità, una legittimità fragile o l’utilizzo abusivo delle circostanze, Tende a non andare all’essenza delle cose.

Esempio: Bisogna rispettare i propri compagni?

– No, perché loro mi irritano.

Questo argomento, piuttosto irrazionale, utilizza la soggettività come risposta ad un problema morale. Questo è in assoluto sempre possibile, ma resta un argomento povero, che si avvicina all’argomento irrazionale o illogico.

Esempio: L’essere umano è buono?

– Sì, le persone della mia famiglia si aiutano le une con le altre.

Se si tratta di qualificare l’umanità, non si può tirare delle conclusioni a partire da qualche membro di una famiglia. Questo rivela una sorta di generalizzazione abusiva, anche se l’esempio va verso il senso di una prova pertinente.

Alcuni tipi di argomento debole correnti

Esempio: Perché pensi che questo ragazzo sia quello che ha rubato il tuo orologio?

– Perché è un ladro: si è già fatto scoprire una volta.

Certo, il fatto di “essere un ladro” può essere un argomento per provare che una persona ha rubato, a livello di probabilità comunque. Ma questo resta un argomento debole: poiché essere un ladro non è un’”essenza”, un ladro non ruba tutto il tempo, certi ladri hanno smesso di rubare, esiste più di un ladro, esistono dei ladri che rubano talmente bene che non sappiamo che sono dei ladri, etc… Si tratterebbe di produrre un argomento più specifico, trattando del caso specifico in questione: il problema dell’orologio rubato. D’altra parte, si può considerare che essere stato scoperto una sola volta a rubare non è sufficiente a qualificare qualcuno come ladro.

Ipotesi gratuita

Esempio: Ti sei preparato per la verifica di matematica?

– No, perché non si sa mai, la prof. potrebbe essere ammalata.

Si tratta dell’argomento del semplice possibile che consiste nell’utilizzare come giustificazione qualcosa che è semplicemente un’eventualità, senza ragione particolare di probabilità. Il fatto che questa eventualità possa essere vera rinvia ad una speranza piuttosto che a una ragione, senza tuttavia esserne coscienti ed ammetterlo. Si potrebbe chiamare questo anche: prendere i propri desideri per delle realtà. Anche se nel caso assoluto, un tale argomento potrebbe essere una ragione per agire, estremamente soggettiva e comune.

Generalizzazione abusiva

Esempio: Perché tu pensi che sia questo ragazzo colui che ha rubato?

– Perché il suo amico è pure un ladro.

Il fatto di appartenere ad un gruppo o di avere delle relazioni con qualcuno non costituisce un argomento solido per giustificare un accusa o una qualificazione. Tranne se questa qualificazione fa parte della “natura” si questo gruppo o di questa relazione: in questo caso, occorrerebbe spiegare questa qualificazione globale. In ogni caso, il “chi si riunisce si assomiglia” resta formalmente un argomento accettabile.

Argomento di abitudine

Esempio: Perché devo aiutare a preparare la tavola?

– Perché i figli hanno sempre aiutato i loro genitori e non si cambia il mondo dall’oggi al domani.

Invocare una tradizione, un costume o un’abitudine come esplicazione, Questa non spiega e non giustifica che in maniera assai superficiale il valore o il senso di un atto o di un’idea.

Alibi delle circostanze

Esempio: Perché non hai fatto il tuo lavoro?

– Perché avevo già troppe cose da fare.

Sebbene si comprendano le circostanze e la difficoltà che queste pongono, questo non spiega perché il lavoro non è stato fatto. In effetti, bisognerebbe rendere conto della scelta che ha dato priorità ad altre attività tra le numerose “cose da fare”. Le circostanze possono avere un valore attenuante o aggravante, ma queste non modificano l’atto, la ragione dell’atto in sé o la responsabilità di questo atto.

Alibi legato agli altri

Esempio: È un’ingiustizia che io sia punito per aver parlato in classe, perché non è stato una mia colpa, è stata la mia vicina che mi chiede tutto il tempo qualcosa.

Si tratta di rinviare la causa e la responsabilità dei nostri atti su una terza persona. Certo non è facile non parlare se qualcuno ci parla, ma possiamo considerare diverse maniere per risolvere o prevenire questo problema se lo vogliamo. L’altro non è che una causa secondaria o una causa efficiente: ci può servire per negare la nostra parte di libertà e di responsabilità.

Argomento di esagerazione

Esempio: Perché dovrei fare i miei compiti?

– Se tu non fai i tuoi compiti, tu avrai un brutto voto, non potrai andare al liceo e diventerai un barbone.

Si tratta di forzare la mano sulla descrizione di un atto, le sue implicazioni, le sue conseguenze, al fine di persuadere qualcuno. Se questo tipo di argomento può avere un impatto sul piano delle emozioni, è povero sul piano della ragione, in virtù della sua natura eccessiva e caricaturale. È così che si giustifica correntemente un punto di vista esagerandone il punto di vista contrario che diventa ridicolo o assurdo.

Argomento minimalista

Esempio: Si deve obbedire ai propri genitori?

– No, perché si ha il diritto di fare ciò che si vuole.

Si tratta dell’argomento minimalista: produrre un argomento troppo generale in quanto utilizzabile in situazioni troppo diverse. Per questo, non tratta la specificità del problema posto. In aggiunta, è facilmente criticabile a causa della sua generalità: è facile provare che non si ha sempre il diritto di fare ciò che si vuole. È il caso di argomenti “triti” che spiegano tutto, come “non ho voglia” o “è pigro”.

Argomento di autorità

Esempio: Perché dici così?

– Perché Kant l’ha provato.

Si tratta dell’argomento di autorità: utilizzare il nome, la funzione o il titolo di una persona per giustificare un pensiero o un atto. Nel migliore dei casi l’autorità invocata ha una competenza in materia e può costituire un riferimento, nel peggiore dei casi, essa non ne ha nessuna e l’argomento è assurdo, anche se viene molto utilizzato per convincere, in particolare nella pubblicità. Il problema principale è che questo tipo di argomenti non forniscono alcun contenuto.

Argomento che si riferisce alla persona

Esempio: Perché pensi che questa idea sia negativa?

– Perché colui che l’ha detta è un idiota.

Si tratta di rifiutare un’idea squalificando il suo autore. È l’inverso dell’argomento di autorità. Niente impedisce a una persona idiota di avere una buona idea, non fosse che per accidente. Questo tipo di argomento trova un certo valore quando delle competenze sono implicite, legate a una funzione per esempio: i consigli medici di una persona che non è qualificata in medicina. Il problema resta comunque che questo tipo di argomento è privo di contenuto.

Alibi del numero

Esempio: Perché non sei venuto ieri?

– Perché anche gli altri non venivano.

SI tratta dell’argomento del numero: utilizzare il fatto che più persone fanno la medesima cosa per giustificare un pensiero o un atto. Il problema principale è che questo tipo di argomento non fornisce alcun contenuto. Si può facilmente mostrarne l’assurdità: il numero non costituisce in sé un criterio di legittimità. L’argomento del sentito dire e del sospetto fanno parte di questa categoria. “Se lo diciamo, deve ben esserci una ragione”.

Giustificazione abusiva

Esempio: Perché tu gli hai preso la sua penna?

– In ogni caso, era rovinata e non la usava,

Si tratta di utilizzare dei pretesti per giustificare un atto a posteriori, i quali tentano di nascondere l’intenzione reale inventando delle ragioni false o esagerando la realtà. Le ragioni fornite sono speciose, contraddittorie con la risposta: esse non fornisono né contenuto reale né legittimità. La “cattiva fede”, anche se flagrante, non può essere accettata per rifiutare l’argomento. È di fatto il fulcro del problema che pone la “cattiva fede”: formalmente essa è irreprensibile.

Argomento superstizioso

Esempio: Pensi che pioverà domani?

– Sì, perché domani è martedì ed in generale piove il martedì perché è l’inizio settimana.

Si tratta di trovare o inventare delle coincidenze fornendole delle spiegazioni fantasiose o assurde. Malgrado tutto, noi siamo obbligati a considerare che si tratta di un argomento accettabile, anche se la sua pertinenza rivela un atto di fede tutto singolare.